Occuperemo comunque, occuperemo tutto. Il nuovo governo che chiude gli occhi sui raduni fascisti di Predappio, sfodera il suo primo attacco alle libertà collettive ed auto-organizzate, sfruttando un evento rave svoltosi a Modena pochi giorni fa, con il cosiddetto Decreto Rave. Sfruttando l’agilità concessagli del Decreto Legge, il comma uno del nuovo articolo 434-bis del C.P. che afferma “l’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica” specifica in aggiunta che “nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica” con pene da 1 a 6 anni di reclusione insieme a pene accessorie salatissime. Non serve certamente il Partito Democratico, noto per i suoi violenti sgomberi in tutta la penisola, ne tanto meno i democratici popolari seduti in Parlamento a farci intendere che questa generalizzazione lessicale non è altro che un tentativo di circoscrivere e quindi bloccare penalmente sotto tutti gli aspetti le movimentazioni studentesche, i sit-in sindacali e/o qualsivoglia attività popolare svolta in forma auto-gestita e fuori dalle logiche del rigore e del decoro repressivo. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che lo rende immediatamente attivo (salvo la sua conversione in legge ordinaria entro 60 giorni nda.) capita successivamente agli scontri e alla conseguente occupazione della Sapienza a Roma e della stagione delle occupazioni degli studentu medi. Arriva anche dopo una repressione contro i sindacati di base e contro le libertà delle singolarità aggregate in collettivi di movimento. La priorità non è quella di interrompere ogni fornitura d’armi che genera ulteriori conflitti e morti, non è quella di sostenere le persone in difficoltà in un paese sempre più lacerato da differenze sociali scandalose. No. La priorità è eliminare l’azione di autodeterminazione di una protesta, che nelle sue molteplici forme e sviluppo, può anche sfociare nell’occupazione di una scuola superiore o di un’aula magna universitaria. Abbiamo fame. Abbiamo i crampi dalla fame. Fame di avere una società più orizzontale dove l’uguaglianza è fra i diversi e non fra zombie da clickbait. Fame di avere scuole sicure, attraversabili da tuttu, che accrescano il mondo, migliorandolo dalle fondamenta. Siamo quel che siamo. E se c’è una cosa che urleremo con forza é:
Occuperemo comunque.
Occuperemo tutto!
Per oggi, per domani. Per tutto.
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