Parla il titolare dell’azienda agricola ove è stato amputato il braccio a Satnam Singh: “Una leggerezza del bracciante, costata cara a tutti”.
Cominciamo a prendere un respiro profondo e ad analizzare questa dichiarazione che ha del folle. Alla base di questa esternazione veramente disgustosa ci stanno diversi fattori: il colpevolizzare il lavoratore tanto per cominciare. Tutta colpa sua, buttandola sulla banale “leggerezza”. Il bracciante ha un nome ma a quanto pare non importa al padrone che lo cita come “uno dei tanti e tante”. Retrogusti razzisti a livello altissimo. Infine il grande fuoco d’artificio finale: È costata cara a tutti. Ma che vuol dire? Il figlio del proprietario è colui che ha caricato il corpo amputato a morte di Satnam Singh in macchina per scaricarlo come un sacco di patate insieme alla moglie sotto shock di fronte a casa sua. Abbandonandolo al suo destino. Perchè? Perchè era senza regolare contratto, pagato in nero, sfruttato e senza alcuna tutela legale e formale ergo chiamare i soccorsi in azienda avrebbe creato un effetto a catena di multe, sanzioni e molto probabilmente la chiusura. Invece no.
Morire per colpa dei padroni, per colpa del lavoro, per colpa del precariato non è una leggerezza. È un vero e proprio omicidio.
Con questa dichiarazione Satnam Singh è stato ucciso una seconda volta.
Scusaci Satnam per questo mondo. Scusa. È davvero una merda.
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