Lasciate ogni speranza o voi che entrate: almeno 40 le vittime innocenti nel campo profughi di Rafah. L’aviazione sionista colpisce e colpisce durissimo: una serie di bombe che creano un’incendio vastissimo che brucia tende e corpi. Infanti, bambine, bambini, giovani, donne, anziani. Le immagini sono di una violenza senza limiti: corpi decapitati dalle esplosioni, bruciati e come riportano delle testimonianze raccolte da Reuters “corpi sciolti dal calore e dalle fiamme”.
Un dettaglio sull’accampamento preso di mira dall’ennesimo atto di sterminio in questo genocidio infame: l’accampamento di trova nel quartiere di Tal Al Sultans, precisamente nel nord-ovest di Rafah. Un’area lontana da quella in cui nelle ultime settimane le azioni sioniste si sono intensificate. Inoltre la zona è una zona considerata “umanitaria” designata proprio dai sionisti che aveva invitato la popolazione civile ad abitare per stare “lontana” dalle violenze di guerra.
I fatti ancora una volta parlano di tutt’altra condizione.
E nel frattempo, mentre il mondo si contendono le battute stampa, i territori, i soldi, gli armamenti, i privilegi coloniali a Rafah i fiori vengono strappati con una violenza inaudita.
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