La periferia odia ancora

La periferia odia ancora. I recenti fatti del quartiere Corvetto della metropoli capitalistica chiamata Milano fanno riflettere sulla reazione della popolazione marginalizzata dal sistema e dalla repressione. Chi vive, chi attraversa costantemente le aree periferiche create ad hoc da un sistema di torri repressive sa di cosa stiamo parlando.

Le violenze da parte di un sistema che cerca d’arginare, di ghettizzare. Il profondo lezzo d’abbandono e di marginalizzazione razziale e sociale. L’asse del tempo che si ferma e si congela al ieri senza mai vedere un domani se non per sopravvivere un giorno in più oggi. L’odore di acqua di colonia quando si creano passerelle elettorali per riempire qualche urna in più. Il silenzio che isola, come un gigantesco muro fra chi osserva il mondo muoversi da fuori e non dal dentro.

La periferia è uno stato di osservazione e uno stato delle cose che odia ancora. Odia con tutto il cuore quelle torri in centro storico, quei palazzi sfavillanti strapieni di potere e di alta finanza, quelle caserme piene di veleno giustificato dal mantra “faccio solo il mio dovere”.

Dovere. Potere. Le due facce della stessa medaglia.