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Eccidio delle Fosse Ardeatine
Eccidio delle fosse Ardeatine

L’eccidio delle Fosse Ardeatine, consumatosi il 24 marzo 1944 a Roma, rappresenta una delle più atroci rappresaglie nazi-fasciste in Italia, scatenata dall’attentato partigiano di via Rasella. In risposta all’uccisione di 33 occupanti soldati tedeschi, Adolf Hitler ordinò una vendetta spietata, imponendo l’esecuzione di 10 italiani per ogni caduto. La selezione delle 335 vittime, tra cui civili, militari e prigionieri politici, fu affidata al colonnello delle SS Herbert Kappler. Condotti alle cave di pozzolana delle Fosse Ardeatine, i prigionieri furono brutalmente uccisi con un colpo alla nuca e i loro corpi ammassati, nel tentativo di occultare il massacro. La scoperta dei cadaveri, avvenuta solo dopo la liberazione di Roma, rivelò l’orrore dell’eccidio, che divenne simbolo della barbarie nazi-fasciste. Il luogo è oggi un mausoleo, a perenne memoria delle vittime antifasciste. L’eccidio delle Fosse Ardeatine non fu solo opera dei nazisti, ma anche dei fascisti italiani, complici attivi di questa strage. La loro collaborazione con il regime nazista, la loro sete di potere e la loro ideologia di morte hanno reso possibile questo immane fiume di sangue. La memoria delle vittime delle Fosse Ardeatine deve essere un monito costante contro ogni forma di fascismo, autoritarismo e colonialismo. La lotta contro il fascismo e per la libertà continua ancora oggi, perché la memoria non sia mai dimenticata per rincorrere quel sole caldo che apparirà, un giorno, all’orizzonte di questo mondo sempre di più sull’orlo di un “punto di non ritorno”.

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