Colonialismo alla CPR dal sapore italico e littorico, in Albania. Ormai pare realtà l’accordo bilaterale fra Italia ed Albania per l’apertura di due centri di detenzione coercitiva chiamati CPR su territorio albanese. Gestione interna tutta italica, per un totale previsto di 36000 anime in un anno, con capienze massimali di 3600.
Centinaia di milioni di euro, fra quelli già stanziati prima in un fondo per la costruzione per un totale di 16,5 milioni poi un fondo di garanzia in banca di circa 100 milioni di euro, per il becero colonialismo sulla pelle di migranti e di famiglie in fuga da guerre, carestie e violenze. L’accordo ha una durata di 5 anni, rinnovabile automaticamente.
Complice il governo albanese di Rama, tanto amante dei proclami ad alta voce manco in osteria dopo un paio di litri di vino, tuona contro le critiche internazionali che parlano di violazione dei diritti umani e delle convenzioni internazionali rispetto al salvataggio in mare.
Ma per il registra che è il governo italiano, tutto sotto controllo. Tutto regolare. Speculare politicamente ed economicamente con i paesi “alleati” sulla pelle di chi attraversa il mare o tratte terrestri feroci fatti di veri e propri lager. Per finirne in un secondo.
Un lager chiamato CPR dal sapore coloniale e littorico.
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