Camillo di Sciullo
Camillo di Sciullo

Nasceva oggi 15 Luglio 1853 il tipografico anarchico Camillo di Sciullo fra i più attivi stampatori ed editore di stampa anarchica italiana. La sua è una vita modesta fin da bambino facendo tantissimi piccoli lavoretti per tirare a campare. Le sue primissime esperienze autodidatte di giornalismo si collocano nel 1887 quando collabora al settimanale satirico dialettale “La Mosche”. Ma la svolta arriva quando conosce Antonio Rubbi, anarchico e bolognese. Grazie a questa nuova conoscenza aprirà la sua prima tipografia denominata “Tipografia del Popolo”. Stamperà centinaia e centinaia di scritti di Malatesta, Pietro Gori, Bakunin e Kropotkin. Subisce diversi processi fin da subito per vari capi d’accusa sempre risultati falsi fino ad una condanna a residenza coatta di 3 anni e sette mesi in Pantelleria.

Durante il fascismo tutto peggiora: subirà moltissime perquisizioni e forme di violenza dalle squadracce fasciste. Viene nuovamente condannato dal regime a 2 anni di confino sulle isole Tremiti che poi verrà convertito in “semplice ammonimento”.

Di Camillo di Sciullo ne parla Luce Fabbri:

Il nome e il ricordo di Camillo Di Sciullo mi sono molto cari. Ho voluto bene fin da bambina a quell’amico dalla barba brizzolata e dal mantello ampio, inusuale allora, che gli dava l’apparenza esotica del ‘vecchio della montagna’. Veniva ogni tanto a trovarci a Corticella (dove abitavamo allora, nei pressi di Bologna) e ci portava sempre in regalo un gran barattolo di miele di sua produzione, molto migliore di quello che si comprava. Per noi ragazzi era soprattutto l’apicultore; con noi parlava sempre della api. Ricordo una volta che m’accompagnò in città (cominciavo allora il ginnasio) e, nella mezz’ora che durò il viaggio in tramway da Corticella a Bologna, mi parlò sempre con entusiasmo dell’organizzazione del lavoro nell’alveare. Aveva una voce forte che si faceva sentire in tutta la vettura. E tutti i passeggeri tacquero ed ascoltarono con me religiosamente quella specie di conferenza. ‘È una calunnia – diceva – parlare dell’ape regina, quando si tratta della madre, tutta dedita alla sua opera creativa, che tutta la società della api operaie cerca di proteggere e di aiutare’. Naturalmente, sapevo che Di Sciullo non era solo ‘l’amico delle api’, perché poi lo sentivo parlare con mio padre dei problemi del movimento anarchico, di giornali, di edizioni. Più tardi, dopo la sua scomparsa, ho potuto valutare meglio la sua importanza per la storia della cultura libertaria, ma mai ho potuto separare, nell’immaginazione, la sua figura dall’atmosfera dorata del miele e dalle api.

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