Il 10 Settembre 1931, durante l’inaugurazione dello stadio a Firenze, Bruno Neri si rifiuta di fare il saluto romano. Sarà l’unico a prendere questa posizione contro il regime. Nasce a Faenza nei primissimi anni del 900 in una piccola famiglia benestante, borghese. Si appassiona al mondo dell’agricoltura prima e del calcio poi scoprendosi come un innato talento per l’epoca.
Gioca in diverse squadre come nel Livorno, nella Fiorentina, nella Lucchese e nel Torino. Carriera che gli varrà la convocazione in nazionale dove collezionerà 3 presenze.
Durante il conflitto mondiale e durante la dittatura grazie al cugino, Virgilio Neri, si avvicina al mondo del antifascismo fino a diventarne un partigiano della resistenza pochi giorni dopo l’armistizio di Cassibile. Divenne vicecomandante del Battaglione Ravenna, con il nome di battaglia “Berni”. Il suo battaglione si trovava in una zona strategica e delicatissima, molto vicino alla cosiddetta Linea Gotica, fra il gruppo guidato da Silvio Corbari e la 36ª Brigata Bianconcini.
Cadde in un conflitto a fuoco contro le truppe nazi-fasciste il 10 Luglio 1944 a Marradi nei presso dell’eremo di Gamogna, sull’Appenino tosco-romagnolo.
Lui disse no. Nello sport e nella vita. Lui disse no al fascismo. Disse sì alla lotta antifascista.
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