A te, caro compagno Augusto Masetti. Oggi ricorre il tuo compleanno. Ok probabilmente 133 anni non ce l’avresti mai fatta a vederli e a viverli assieme a tutte e tutti noi. Un dolce uomo si affaccia alla finestra della sua casa nel 1964, intervistato dal giornalista Sergio Zavoli. Dopo una vita turbolenta, per esser stato la scintilla della cosiddetta “Settimana Rossa” nel quale un’ondata di antimilitarismo invase l’Italia. Giovani da tutte le città, disertavano le armi. Abbandonavano l’esercito. Con un gesto disperato, Augusto durante il solito sermone dei suoi comandanti imbraccia il fucile e ferisce alla spalla gravemente il colonnello Stroppa. Parrebbe, da fonti non confermate, che durante l’arresto lo stesso Augusto urlo: «Viva l’anarchia, abbasso l’esercito!», e poi, rivolgendosi ai compagni commilitoni: «Fratelli, ribellatevi!». (Fonte).
«La patria? Io non la conosco! La patria è il motivo. I proletari non hanno patria. Si fa uno sciopero arrivan guardie e bisogna scappare all’estero … La guerra la faccia chi vuole: Spingardi e il turco; non con il sangue dei proletari italiani. Ci vuol coscienza! …ah! Se fossero tutti come me! Eravamo seicento, e se avessero pensato tutti come me, sarebbe restato a casa il sei e avrebbero mandato a Tripoli i due zeri. […] No, non è questa la patria. Amiamo l’umanità!»