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Sanremo Palestina
Sanremo Palestina

Facile cantarvela da Sanremo, perchè non venite sotto le bombe sioniste a cantare la pace dei popoli tutti? Ieri sera, alla prima del Festival di Sanremo, la classica e stucchevole sceneggiata musicale. L’israeliana Noa e Mira Awad, nata in Palestina di religione cristiana con cittadinanza israeliana, si sono esibite sul palco del Teatro Ariston nella prima serata sulle note di Imagine di John Lennon.

La privilegiata visione di una pace quasi paradisiaca, alla “Mulino Bianco” in un territorio violentato dalle bombe, dagli eserciti, dalle pallottole che sibilano fra una strofa e un ritornello. E mentre il “popolino” si commuove di fronte ad una scena che ha del pacchiano, ancora una volta si affrontano le crisi internazionali e i genocidi con quel “share-washing” dal sapore amaro.

Chi sono io o noi a criticare chi cerca nel mondo dell’arte una nuova strada, differente a quella perpetrata dai poteri forti coloniali ma chi sono loro a rappresentare quel circo del “volemose bene” che sa di coda alla vacinara e capitalismo. Mercificare la pace, commercializzare la soluzione, vendere per nascondere.

La pace è uno stato delle cose a cui puntare, non un prodotto da prima serata. La propaganda che si schianta come una mosca sul vetro della realtà. Perchè siamo arrivati ed arrivate a tutto questo? Per il prodotto. E la loro “pace” non è equa nemmeno nella rappresentazione artistica e musicale. Sbilanciata verso il baratro di chi può e di chi non può più.

Perchè non ve la cantate sotto le bombe?

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