
Da quando Israele ha rotto la tregua, il 18 Marzo, in 5 giorni ha già assassinato 634 persone e ferite più di 1170 (fonti Ministero della Sanità del Governo della Striscia di Gaza).
E c’è chi ancora urla nervosamente che “non esiste nessuna operazione di pulizia etnica” che “non esiste un genocidio in Palestina” e che “ci stiamo inventando tutto solo per mera propaganda di parte”.
Quando ci si trova di fronte ad un massacro del genere prendere una posizione è fondamentale. L’esser entità ignave di fronte a tutto questo, è complicità. La posizione nostra è chiara: l’interruzione di qualsiasi operazione coloniale e militare sionista nei territori palestinesi e l’immediata restituzione dei territori, dei villaggi e delle infrastrutture derubate con pallottole, repressione e bombe.
Chiediamo l’immediata dissoluzione degli eserciti di procure del primo mondo nelle aree del mondo interessate e la generazione di un flusso sociale e politico che permetta il prima possibile la totale emancipazione delle popolazioni colonizzate.
Con una media di 120 morti al giorno, la loro strategia continua nel boato di silenzio della comunità internazionale che si gira dall’altra parte. Come spesso capita. Come continua a morire la speranza e la gente, appena tornata in quel che restava delle loro case.
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