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Eccidio di Vinca
Eccidio di Vinca

Per non dimenticare la violenza nazi-fascista durante l’eccidio di Vinca fra le giornate del 24 Agosto fino al 27 Agosto 1944. Siamo sulle Alpi Apuane. La resistenza partigiana comincia a spingere sempre più forte verso la cosiddetta Linea Gotica, ultimo fronte nazi-fascista presente, organizzato militarmente e comandato sul territorio.

Nelle giornate precedenti ai fatti si erano susseguiti alcuni attentati ed azioni da parte dei gruppi partigiani contro specialmente automezzi nazisti e fascisti che trasportavano rifornimenti e munizioni. A capo delle operazioni venne messo il nazista Walter Reder, che verrà conosciuto ai postumi non solo come autore di questo eccidio ma anche per la strage di Marzabotto. Assieme ai suoi soldati SS e con i cosiddetti “Mai morti” della Brigata Nera XL “Vittorio Ricciarelli” (Livorno) comandanti dal colonnello Giulio Lodovici cominciano a rastrellare tutti i paesi vicini.

Con 1500 uomini, oltre cinquanta automezzi ed un cannone cominciarono a saccheggiare, bruciare villaggi, deportare e a massacrare la popolazione locale che, per alcuna parte, non era riuscita a scappare perchè debilitata o dall’età oppure da malattie o diverse abilità.

Il culmine del massacro avvenne proprio a Vinca, il 25 Agosto 1944 quando la 2ª e 3ª compagnia del “Reparto esplorante 16”, con al comando Walter Reder in persona insieme ai fascisti della Brigata Nera presero d’assalto il piccolo paese. La violenza raggiunse livelli disumani. Ercolina Papa, giovane donna fu trovata impalata. Alfierina Marchi venne sventrata e il feto che portava in grembo le venne abbandonato sulle braccia, Annunziata Battaglia all’epoca poco più che bambina fu lanciata in aria ed usata come bersaglio dai fascisti della Brigata Nera. Le testimonianze portate a processo a Perugia, aggiungono che durante tutto questo, i boia nazi-fascisti facevano suonare un organetto come a coprire le urla delle persone, straziate dalla loro violenza.

In totale furono massacrati 170 corpi, 1600 furono deportati in Germania e diverse città, località e villaggi rasi al suolo.

Per non dimenticare mai la violenza nazi-fascista.
Per non dimenticare mai quei fiori apuani strappati senza vergogna da mani littoriche e dalla croce uncinata.

(Per approfondire qui trovate un interessante articolo del Il Tirreno datato 2014 con alcune importanti testimonianze)

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